Emergenza Coronavirus: come limitare le ricadute sulle reti in franchising
articolo a cura dell'Avv. Valerio Pandolfini
L’emergenza sanitaria e le reti in franchising
L’epidemia Coronavirus e l’adozione di provvedimenti governativi urgenti per la prevenzione e il contenimento dell’epidemia hanno avuto e stanno avendo un fortissimo impatto economico su tutte le imprese. Le difficoltà che tale inedita situazione crea alle imprese sono gravi e molteplici.
Anzitutto, l’epidemia ha inciso direttamente sulla salute di dipendenti e collaboratori, impedendo alle imprese di svolgere le attività commerciali con la stessa efficacia ante-epidemia (dato che l’attività lavorativa non sempre, o comunque non con la stessa efficacia, può essere resa a distanza, con modalità smart working).
In secondo luogo, i vari provvedimenti governativi emergenziali hanno ostacolato o addirittura impedito a buona parte dei settori commerciali di svolgere l’attività, imponendo anche la chiusura degli esercizi commerciali al pubblico.
Infine, i medesimi provvedimenti hanno imposto una serie di restrizioni sempre più stringenti alla libertà di circolazione delle persone (impedimento di spostamenti, rallentamento dei trasporti etc.) determinando un drammatico calo, per non dire azzeramento, della domanda di consumo di beni e servizi in moltissimi settori.
Naturalmente, anche il mondo del franchising non è immune da tale emergenza, ed anzi ne è investito in pieno, in tutti i moltissimi e variegati settori nei quali l’affiliazione commerciale viene ormai utilizzata.
Come possono comportarsi le reti in franchising in questa drammatica situazione?
Gli impatti sulle obbligazioni contrattuali nelle reti in franchising.
Sotto il profilo strettamente giuridico, l’emergenza in atto ha un diretto impatto sugli adempimenti contrattuali all’interno delle reti in franchising, in quanto può rendere impossibile, almeno temporaneamente, l’esecuzione di prestazioni (consegna di merci, prestazione di servizi etc.), o, comunque, può ritardare l’esecuzione delle prestazioni oltre i termini contrattualmente stabiliti, oppure rendere eccessivamente onerose le prestazioni contrattuali.
Ciò avviene in una duplice direzione:
- per un verso, con riferimento agli obblighi contrattuali che i franchisors hanno nei confronti degli affiliati in franchising (si pensi alla consegna di prodotti, all’espletamento di servizi di assistenza e formazione, etc.);
- per l’altro verso, con riferimento agli obblighi contrattuali che gli affiliati in franchising hanno nei confronti del franchisor (si pensi al pagamento delle royalties, all’acquisto di prodotti, etc.) e nei confronti dei clienti esterni (si pensi alla vendita di prodotti, all’effettuazione di servizi, etc.).
I provvedimenti per l’emergenza sanitaria come esimente da responsabilità
I provvedimenti emergenziali rientrano nella fattispecie del c.d. “factum principis”, cioè un’ipotesi di forza maggiore che ricorre quando determinati provvedimenti, emanati dopo la conclusione del contratto per interessi generali (come appunto la tutela della salute pubblica), ed imprevedibili al momento della loro adozione, rendano oggettivamente impossibile l’esecuzione della prestazione, in modo temporaneo o definitivo, indipendentemente dalla volontà dei soggetti obbligati.
Pertanto, i provvedimenti adottati per l’epidemia Coronavirus costituiscono, in termini generali, causa di esonero della responsabilità da inadempimento contrattuale, a prescindere dalle previsioni contrattuali in essere – e da quelle che dovrebbero essere inserite con apposite clausole nei contratti - per entrambi i soggetti, ovvero sia per i franchisors che per gli affiliati in franchising, ai sensi e per gli effetti dell’art. 1256 c.c.
Peraltro, occorre verificare, caso per caso, se l’entità e la durata delle misure restrittive adottate per limitare la diffusione del Coronavirus sia effettivamente tale da rendere impossibile estinguere l’obbligazione, tenuto conto di tutte le ragionevoli misure di diligenza che i soggetti devono comunque adottare per cercare di rendere possibile l’adempimento e di mitigare i ritardi (come ad es. lo smart working).
Diverso è il caso in cui la situazione emergenziale e i relativi divieti governativi rendano una prestazione contrattuale non impossibile, ma eccessivamente onerosa, ovvero più costosa. In questo caso, vi è la possibilità che si verifichi l’ipotesi della eccessiva onerosità (art. 1467 c.c.), che provoca la risoluzione del contratto quando vi sia un avvenimento straordinario ed imprevedibile (come è appunto l’emergenza in atto) che imponga all’obbligato un sacrificio economico tale da eccedere la normale alea del contratto
In questo caso, a differenza dell’impossibilità, non si ha un effetto liberatorio automatico per il debitore, in quanto – in assenza di accordo tra le parti – occorre che la parte la cui prestazione sia diventata eccessivamente onerosa domandi la risoluzione del contratto in giudizio, e il Giudice, in base alla propria valutazione, accerti e dichiari la risoluzione. L’altra parte può evitare la pronuncia di risoluzione, offrendo di modificare equamente le condizioni del contratto.
Come possono comportarsi i franchisors di fronte all’emergenza sanitaria?
Al di là dei profili strettamente giuridici che abbiamo ora esaminato, vi sono altri, e forse più importanti, fattori che i titolari di reti in franchising dovrebbero esaminare per comportarsi nel modo più corretto di fronte a tale grave situazione di emergenza.
In primo luogo, come è ovvio, i franchisors devono adoperarsi per limitare il più possibile ritardi, disagi e disservizi ai propri affiliati, attrezzandosi in ogni modo ragionevolmente possibile per far fronte all’emergenza. Quindi, qualora sia possibile, continuare ad erogare loro i servizi di assistenza previsti contrattualmente, avvalendosi di ogni mezzo tecnologico disponibile.
Inoltre, mai come in questo momento è più che opportuno intensificare i contatti con gli affiliati alla rete, interpellandoli, inviando loro messaggi e rispondendo alle loro richieste, in modo non da assicurare una vicinanza e non farli sentire abbandonati al loro destino.
Ma soprattutto, mai come in questo periodo è opportuno, ed anzi necessario, un atteggiamento di lungimiranza da parte dei franchisors. Una rete in franchising seria sa, o dovrebbe sapere, che l’asset più prezioso è costituito dai propri affiliati. Sono i franchisee il cuore pulsante di una rete in franchising; e in quanto tali, devono essere il più possibile salvaguardati.
Dunque, è più che indicato avere un approccio collaborativo, flessibile e di sostegno agli affiliati, non soltanto sotto il profilo umano (il che è essenziale), ma anche sotto il profilo finanziario. Ciò può tradursi in una serie di decisioni concrete, quali ad esempio:
- la riduzione/sospensione temporanea delle royalties;
- sconti temporanei di prezzo o bonus per l’acquisto di prodotti;
- sospensione temporanea dei termini di pagamento, dell’incasso di cambiali ed assegni, etc.
L’affiliato è (o comunque dovrebbe essere) il principale investimento per il franchisor; e in quanto tale, deve essere il più possibile salvaguardato, affrontando gli inevitabili costi.
Sarà quindi opportuno precedere le (inevitabili) richieste degli affiliati, soprattutto di coloro il cui esercizio commerciale sia stato chiuso per legge, venendo loro incontro con sospensioni o dilazione dei pagamenti, aiutandoli concretamente nella messa in sicurezza dei dipendenti e nella sanitizzazione dei locali, elaborando metodi e programmi alternativi per assicurare la fornitura dei beni e l’effettuazione dei servizi, pianificando strategie straordinarie di intervento e piani di rilancio, etc.
Ciò allo scopo soprattutto di scongiurare che gli affiliati recedano in massa dal contratto, chiudendo i punti vendita, data la situazione di forza maggiore e il deterioramento della propria situazione economica, mettendo così in crisi, o addirittura compromettendo, la sopravvivenza dell’intera rete e pregiudicando irreversibilmente la brand reputation.
Al contempo, sarà opportuno comunicare in modo continuo e costante con gli affiliati, aggiornandoli sull’andamento della situazione e sulle iniziative in corso, inviando loro istruzioni e raccomandazioni per fronteggiare al meglio la situazione ed aggiornando i manuali operativi con nuovi standard di sicurezza.
Infine, sarà importante lanciare messaggi chiari e positivi ai clienti, minimizzando il più possibile l’impatto negativo di questa terribile evenienza. Come del resto stanno facendo le più grandi reti di franchising di ristorazione nel mondo, da McDonalds a Burger King, da KFC a Starbucks.
a cura dell'Avv. Valerio Pandolfini
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